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Passioni incontenibili: show di Pupi Avati sul palco. Sipario con il premio al maestro del cinema

Chiusura dell’edizione più lunga di sempre, sei giornate intense suggellate dall’incontro con il grande regista, protagonista di una lunga intervista pubblica. Il direttore artistico Andrea Scanzi: “Abbiamo trasformato la passione in un festival”. L’ideatore della kermesse Meacci: “Quest’anno livello altissimo”

 

Una passione incontenibile. Quella dimostrata da Pupi Avati per la macchina da presa, quella del folto pubblico che ha riempito l’arena Eden nell’ultimo giorno dell’Arezzo Passioni Festival. L’edizione 2018 va in archivio con una festa finale, che ha visto il cineasta bolognese ricevere il Premio “Estra Coingas Passioni Festival 2018 | L’energia della creatività” quale riconoscimento alla sua grande carriera. La premiazione è arrivata al termine di un pomeriggio intenso, nel quale Pupi Avati è stato intervistato dal direttore artistico del Passioni, Andrea Scanzi. In chiusura, la proiezione del film fantasy del 1996, firmato da Pupi Avati, “L’arcano incantatore”.

Va così in archivio l’edizione estiva 2018 dell’Arezzo Passioni Festival, manifestazione culturale di riferimento dell’estate aretina coordinata da Marco Meacci e Mattia Cialini. E’ stata la più lunga di sempre: sei giornate per dieci appuntamenti, tutti ad ingresso libero, con grandi protagonisti del mondo dello sport, dello spettacolo, della letteratura, del giornalismo, della televisione, del web e del cinema. Oltre a Pupi Avati, sono saliti sul palco del Passioni Jury Chechi, Gene Gnocchi, Andrea Purgatori, Antonio Padellaro, Giuseppe Catozzella, Massimo Carlotto, Achille Occhetto, i registi del Terzo Segreto di Satira, Andrea Zorzi e Davide Moscardelli. Tutti sotto la regia del direttore artistico Andrea Scanzi che nell’occasione ha presentato, in anteprima nazionale, il suo ultimo libro “Con i piedi ben piantati sulle nuvole”. Il giornalista e scrittore aretino ha ricevuto nella circostanza la medaglia Pegaso della Regione Toscana per l’impegno nella valorizzazione culturale del suo territorio.

L’ultima giornata del Passioni Festival 2018, sabato 16 giugno, è iniziata all’Arena Eden, con l’intervista fiume di Pupi Avati, che alla soglia degli 80 anni, ha dimostrato una forma straordinaria. “Ho sempre evitato i salotti – ha detto –. Altrimenti iniziavo a parlare come le persone che li frequentavano. L’unico modo per essere vero è quello di essere alternativi. Magari auto-emarginandosi”. E ha aggiunto sorridendo: “Io dichiarai di votare Dc, per dire”. Avati ha fatto immergere il pubblico nell’entusiasmante racconto della sua vita e della sua carriera. “Ho fatto 49 film, mi sembra di esser sempre stato da parte, fuori sincrono: ma è stata una necessità per essere autentico”. Riavvolgendo il nastro dei ricordi, è emerso un prologo da rappresentante della Findus. “Ed ero bravo: sono stato eletto Mister Bastoncino per quanto vendevo”. Onnipresente, nella narrazione, la sua Bologna, con i suoi bar, i suoi personaggi. “Ma poi sono scappato a Roma, avevo fatto due film, finanziati da un misterioso personaggio, che erano andati malissimo. E così ho cercato di ricominciare dalla capitale. Ma è stata durissima”. Poi è arrivata la fama e sono arrivate le grandi collaborazioni. Da Ugo Tognazzi, a Paolo Villaggio. Passando per Diego Abatantuono. Ma non quella di Marcello Matroianni: “Avrei tanto voluto dirigerlo, avevo pensato a lui per un ruolo ne L’Arcano incantatore. Mi aveva detto di sì, ma poi si ammalò e fu costretto a rinunciare. Morì poco dopo”. E poi il rapporto con Lucio Dalla: “Non sapeva suonare il clarinetto, glielo insegnai io. Poi all’improvviso diventò un bravissimo musicista e io – ha detto scherzando – diventai invidioso. Volevo buttarlo giù dalla Sagrada Familia di Barcellona”. Rimpianti? “No, però ho già scritto il discorso per quando riceverò il premio Oscar. Non è ancora successo, ma chissà che quel discorso non torni buono”, ha sorriso. Una volta è stato però finalista dei Golden Globe. “Mi avevano detto che avrei vinto io, mi alzai in piedi ma poi scoprii che il trionfatore era un altro. Ero così deluso che volevo buttarmi sotto un camion vestito in smoking. Almeno sarei finito in prima pagina”, ha aggiunto sempre sorridendo. Infine una riflessione sulla vulnerabilità: “E’ lo strumento di conoscenza massima, accomuna vecchi e bambini. Da anziano, la sto apprezzando”.

Grandi applausi al termine e lungo firmacopie del suo ultimo libro “Il signor diavolo”. Poi la premiazione, con la consegna del riconoscimento ad Avati da parte dell’amministratore di Coingas Sergio Staderini, anche a nome del presidente di Estra Francesco Macrì. In conclusione, un saluto agli spettatori della sala cinema Eden, prima della proiezione de L’Arcano Incantatore: “E’ stato inserito tra i 10 film della vita del regista messicano Guillermo Del Toro e per me è un grande piacere”.

Cala così il sipario sul Passioni Festival 2018 “che mi ha dato modo – ha scritto Andrea Scanzi – di poter raccontare spaccati di vita vissuta con grandi ospiti, con il sorriso sulle labbra”. E nel ringraziare tutti coloro che hanno dato una mano alla realizzazione della manifestazione ha aggiunto: “Abbiamo trasformato la passione in un festival”.

“Abbiamo avuto personaggi di altissimo livello – ha detto l’ideatore Marco Meacci -. Anche quest’anno abbiamo scommesso sulla passione per una cultura popolare, aperta e informale. Mi piace sottolineare il successo della serata per i 40 anni dalla morte di Aldo Moro, una delle cose più belle mai fatte dal Passioni. Ringrazio il pubblico che ci ha seguito con affetto e chi ha dato una mano nell’organizzazione. E soprattutto ringrazio il nostro direttore artistico Andrea Scanzi, che è un valore aggiunto per questa manifestazione”. L’Arezzo Passioni Festival è sostenuto da Atlantide Adv, Chimet, Estra, Italpreziosi, Atlantide Adv, Sabot, Ingram, Tft, Sabot. La kermesse è inoltre in collaborazione con la Tenuta Sette Ponti, Crispino Idrocalor, La Feltrinelli Point, il ristorante La Pieve, l’Hotel Vogue e gode del patrocinio della Regione Toscana.