Andrea Scanzi torna sul palco dell’Arezzo Passioni Festival: ovazione finale e mezzora di firmacopie, così Arezzo ha accolto la presentazione, in anteprima nazionale, dell’ultimo libro dell’autore dal titolo “La politica è una cosa seria”
Una serata da incorniciare: Andrea Scanzi torna al Passioni Festival e il salone delle feste del Circolo Artistico risponde con il pienone: ovazione finale e mezzora di firmacopie al corner Feltrinelli.
Arezzo accoglie così la presentazione, in anteprima nazionale, dell’ultima fatica letteraria dell’autore: “La politica è una cosa seria”, edita da Rizzoli. Un affetto che Scanzi ricambia: “Quando posso cito sempre la mia città”. Come in questo libro, del resto.
La serata – in diretta facebook sulla fanpage dell’Arezzo Passioni Festival grazie ad Atlantide Adv – è stata introdotta dall’ideatore della rassegna Marco Meacci: “Ringrazio Andrea, con lui, negli ultimi anni, la nostra manifestazione è cresciuta incredibilmente, nelle dimensioni, nella popolarità, nella qualità della proposta. Ed è un grande piacere ritrovarlo qui”. Poi sul palco è salito Scanzi che si è aperto per una chiacchierata durata oltre un’ora con Mattia Cialini, toccando più tematiche del saggio, che lo hanno portato ad affrontare l’attualità politica nazionale, ma anche a rivelare molto di sé, delle sue personali convinzioni e aspirazioni. Dentro e fuori la politica.
“Ma non parlo molto di politica nel privato – ha attaccato Scanzi -, perché è un argomento divisivo. Già litigo troppo in televisione – ha sorriso l’autore – non mi va di farlo anche a cena. E quindi parlare di politica per me, in tv, sul giornale, credo sia un dovere civile”.
“La politica è una cosa seria” è una galleria di undici personaggi di ieri e di oggi, esempi celebri – positivi, negativi e in chiaroscuro – di come la politica sia stata portata avanti in Italia, dal dopoguerra ad oggi. Ma qualche episodio raccontato affonda le radici addirittura ad inizio secolo: avviene nel capitolo dedicato a Sandro Pertini, per il quale Scanzi nutre un affetto particolare.
“Una figura straordinaria, un riferimento. Assomigliava a mio nonno e questo me lo ha reso ancor più vicino”. Scanzi, tra le pagine, passa in rassegna episodi incredibili della sua vita, prima che diventasse presidente della Repubblica, tra cui quello giovanile in cui Pertini – gravemente intossicato e stordito nella prima Guerra Mondiale – si desta sentendo che il dottore non intende soccorrerlo perché ormai spacciato. “In un impeto si alzò dalla branda, impugnò la rivoltella e urlò: ‘Curatemi perdio!’. Ma di Pertini si potrebbe parlare a lungo, come quando rifiutò una medaglia al valore militare. ‘Me la sono merita sul campo, ma sono pacifista e non la voglio’. Più o meno così fu il suo ragionamento”, racconta Scanzi. La serata è proseguita tra una citazione di Giorgio Gaber e una del regista Paolo Sorrentino, quest’ultimo chiamato in causa per tratteggiare la controversa figura di Giulio Andreotti. Si è parlato dello svilimento di una certa comunicazione politica da “social” e pure di certi racconti giornalistici della politica attuale. Senza sconti, con esempi in tutto l’arco costituzionale. Senza però perdere la speranza, quella gaberiana, dell’intenzione del volo. Grazie ad esempi illuminanti, come come Antonino Caponnetto. Ed ecco Arezzo, infine. “Qundo posso cito sempre la mia città. Quando mi rivedo nelle trasmissioni in cui sono ospite e noto la scritta ‘in collegamento da Arezzo’ sono contento. Sono stato felice, recentemente, di mostrare le bellezze del centro storico nel video della Triumph. E anche questo libro contiene un po’ d’Arezzo. Racconto un episodio del 1993, ero studente e incontrai Antonino Caponnetto. Aveva inventato lui il pool antimafia di Falcone e Borsellino. Poi fece politica con la Rete, per un breve periodo. Arrivò al Politeama. E ci portarono con la scuola. Per quanto i ragazzi di 18 anni siano casinisti, quella mattina non volava una mosca. Perché Caponnetto ti rapiva, ti abbeveravi alla storia mentre parlava di Falcone e Borsellino. Fui uno di quei ragazzi che pose una domanda, perché già all’epoca rompevo le scatole. E lui rispose in maniera garbata. Alla fine ci furono grandi applausi e ci ringraziò. Poi disse: ‘adesso però tocca a voi, questo Paese ve dovete lo caricare sulle spalle. Potete avere qualsiasi piano, ma non tradite mai Falcone e Borsellino, non li dimenticate’. Ecco, io penso che l’Italia non abbia appreso la lezione di Caponnetto. Occorre restituire il giusto peso a figure eccezionali come Caponnetto e – avendo un microfono e persone che mi ascoltano – mi sento in dovere di togliere dalla dimenticanza lui e la sua opera. Senza maestri non siamo nessuno”.
La serata è stata in collaborazione con Atlantide Adv, La Feltrinelli Point e il ristorante La Pieve.