“Gli affreschi di Piero della Francesca ad Arezzo sono l’architrave dell’arte universale assieme ai dipinti di Giotto nella Cappella Scrovegni a Padova e di Michelangelo nella Cappella Sistina a Roma”, parola di Vittorio Sgarbi. Venerdì 11 giugno è stata una serata storica per Arezzo, una piazza gremita da 700 persone ha ascoltato rapita la lezione del critico d’arte, introdotto da Marco Meacci, nell’evento inaugurale del Passioni Festival 2014. Il più intrigante tra i divulgatori dell’arte in Italia ha incantato il pubblico e reso una città orgogliosa del suo tesoro di bellezze.
Con la Cappella Bacci alle spalle, eccezionalmente illuminata e visibile per l’occasione, Sgarbi ha esordito parlando proprio del Ciclo della Vera Croce di Piero della Francesca. “La porta aperta della Basilica di San Francesco sembra darci la certezza che abbiamo un privilegio – ha detto -, quello di essere italiani, di essere aretini. Questa bellezza in Oklahoma se la sognano. Si svegliano e vedono palazzi orribili, voi vedete gli affreschi di Piero tutti i giorni. Ecco perché ce l’ho con gli amministratori che deturpano i propri luoghi: chi stupra l’arte compie un delitto orribile”. Ha citato casi famosi, risparmiando Arezzo, se non per l’abbattimento della scuola Margaritone diventata condominio.
Poi ha raccontato la versione integrale dell’aneddoto di Agnelli, Berluconi e degli affreschi di Arezzo. Ricorda Sgarbi: “Era il 1992, elezione del presidente della Repubblica in cui venne scelto Oscar Luigi Scalfaro. Io ero parlamentare, c’era anche l’avvocato Gianni Agnelli, senatore a vita. Parlando con lui, scoprii che non conosceva il Ciclo della Vera Croce. Gli dissi: lei, pur frequentando molte belle donne è un impotente se non conosce questa meraviglia ad Arezzo. Mi disse: devo andare assolutamente. Ma non ci andò, morì prima. Anche Berlusconi non è mai venuto in questa basilica. Ma dico io: puoi governare l’Italia senza conoscere Piero? E’ come non conoscere la pizza, o l’amatriciana. Tutti gli italiani sanno cosa siano. Allo stesso modo tutti gli italiani dovrebbero conoscere Piero della Francesca. Chi non lo fa attenta all’integrità dello Stato. Purtroppo c’è un vulnus di sensibilità, di conoscenza, di consapevolezza”.
Poi Sgarbi si è inoltrato nel racconto, da abile guida ha rivelato il fascino dei dettagli del Sogno di Costantino, della Madonna del Parto di Monterchi e della Resurrezione di Sansepolcro, città risparmiata dai bombardamenti proprio per la presenza di questo dipinto. “E’ stata la bellezza a salvare Sansepolcro, è stata l’arte e non Dio”. Ha spiegato come Piero sia stato riscoperto solo nel ‘900, ha citato Buster Keaton, ha rivelato i punti di contatto con un artista come Piet Mondrian. Poi si è avventurato tra i dipinti descritti nel suo volume, “Il tesoro d’Italia”. “Io a scuola odiavo la storia dell’arte – ha detto -, questo libro è utile a chi vuol studiare l’arte e a scuola, per colpa di qualche professore, l’ha odiata”.
E dopo l’esordio straordinario di Sgarbi mercoledì 11 e la seconda serata con Le cattive strade di Scanzi” giovedì 12, L’Arezzo Passioni Festival, ideato da Marco Meacci e organizzato in collaborazione con il Coordinamento provinciale del Partito Democratico di Arezzo, si chiude venerdì 13 giugno con un doppio appuntamento – ad ingresso libero – all’Arena Eden.
Alle 18 sarà proiettata la prima pellicola dopo la chiusura del cinema lo scorso 4 maggio. Ed è Giorgio Pasotti l’anima del film. Si tratta di “Diario di un maniaco per bene”, lungometraggio di fresca uscita nelle sale. Il regista è Michele Picchi, romano con casa a Monte San Savino. E’ esordiente ma ha già stato aiuto regista di Ettore Scola e Giovanni Veronesi. Picchi sarà presente all’evento di Arezzo, assieme al produttore Luca Biglione.
Infine la giornata di chiusura della kermesse vedrà – alle 21,15 sempre all’Arena Eden – l’atteso evento “Berlinguer ti vogliamo bene”. Arezzo ricorderà la figura dello storico leader del Pci nel trentennale dalla morte, avvenuta l’11 giugno del 1984.
“Una società più austera può essere una società più giusta, meno diseguale, realmente più libera, più democratica, più umana”. E ancora: “I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela”. Parole di fuoco e di speranza pronunciate da Berlinguer, un precursore vero, avanti di anni nella sua visione. Anticipò temi attualissimi come la sostenibilità economica e la “questione morale” in politica.
Condotta dal giornalista del Corriere della Sera Tommaso Labate, la serata ripercorrerà le tappe della vita dello storico leader del Pci attraverso immagini e contributi video. Dalle fotografie in bianco e nero del segretario ad Arezzo, ai flash di Roberto Benigni, dai filmati d’epoca dei comizi, all’intervista di Jovanotti a Cortona rilasciata per il film diretto da Walter Veltroni “Quando c’era Berlinguer”.
Tra gli invitati della serata lo storico e senatore del Pd Miguel Gotor, curatore del libro dedicato alla figura di Berlinguer “La passione non è finita”, il governatore della Regione Toscana Enrico Rossi, il docente di comunicazione Mario Rodriguez.
I protagonisti
Tommaso Labate Giornalista politico del Corriere della Sera e frequente ospite nei talk televisivi. Ha esordito al Riformista, ha collaborato con Vanity Fair, L’Unità, Pubblico, Reset, Rai 3.
Miguel Gotor Docente universitario e senatore della Repubblica, eletto con il Pd. Collabora con La Repubblica. Nel 2008 ha vinto il Premio Viareggio con “Lettere dalla prigionia”, volume dedicato agli scritti che Aldo Moro realizzò durante il suo sequestro. Nel 2013 ha curato il volume su Berlinguer “La passione non è finita”, edito da Einaudi.
Enrico Rossi Presidente della Regione Toscana dal 2010, ha in passato ricoperto il ruolo di assessore alla Sanità regionale (2000-2010). Iscritto al Pd, i suoi esordi politici sono stati nel Pci. Nel 1990 era stato eletto sindaco di Pontedera.
Mario Rodriguez è un professore universitario, esperto di comunicazione, giornalista e scrittore. Amministratore unico della MR & Associati Comunicazione Srl, società di consulenza specializzata nel settore della comunicazione pubblica e politica. Editorialista del quotidiano Europa, la sua ultima fatica letteraria è “ConSenso, la comunicazione politica tra strumenti e significati”.
Michele Picchi Dopo esperienze come critico cinematografico nella rivista Cinema Nuovo, diretta da Guido Aristarco, inizia la sua carriera dietro la macchina da presa come assistente alla regia in diversi film. Ha lavorato tra gli altri con Ettore Scola (Capitan Fracassa), con Ricky Tognazzi in Ultrà, e con Giovanni Veronesi in Viola Bacia Tutti. E’ sceneggiatore nell’ambito di produzioni per il cinema e per la tv, tra le quali alcune miniserie dirette da José Maria Sanchez. Autore di saggi sul cinema, è regista di cortometraggi e di documentari. “Diario di un Maniaco Perbene” è il suo primo lungometraggio.
Giorgio Pasotti Uno degli attori italiani più amati ed apprezzati dal pubblico e dalla critica.Grazie al Suo passato di campione di arti marziali ha debuttato giovanissimo in Cina recitando in action movie a fianco anche di Jackie Chan. Si divide tra teatro, cinema e televisione. Al cinema è stato diretto da registi del calibro di Mario Monicelli nel film Le rose del deserto, ne I Piccoli Maestri da Daniele Luchetti. Con Gabriele Muccino ha poi girato numerosi film tra i quali ricordiamo Ecco fatto, Come te nessuno mai e i due episodi cinematograci (campioni d’incasso) L’ ultimo bacio ed il sequel Baciami ancora. Con Davide Ferrario ha girato poi Dopo Mezzanotte. Ha interpretato un cameo nell’ultimo film di Paolo Sorrentino, La grande bellezza. Sul piccolo schermo è stato protagonista di numerose fiction di Successo fra cui la fortunata serie Distretto di polizia, Due mamme di troppo, David Copperfield, Anita Garibaldi.
Il film
E’ facile affezionarsi a Lupo, il protagonista di questo film, interpretato da Giorgio Pasotti, un personaggio divertente, sarcastico, maniacale, drammatico, a volte tenero, altre ridicolo. Lupo apparentemente ha uno sguardo seducente e modi dolci e affabili che non lasciano trasparire nulla, o quasi, della sua crisi. All’inizio del film lo troviamo che sta per impiccarsi dopo essere stato lasciato consecutivamente da due donne. Ma con la corda già appesa a una trave del suo studio da pittore, viene interrotto dalla telefonata di un’amica che via Skype gli chiede consigli d’amore. Il dramma lascia il posto alla commedia: Lupo senza battere ciglio lascia perdere il cappio e va al computer a darle consigli, riuscendo meravigliosamente nell’impresa, senza intoppi. Sembra il suo destino dare consolazione a chi sta molto meglio di lui: gli amici lo cercano come consulente d’amore, mentre la sua vita sentimentale è ridotta a zero. Lupo è talmente bravo nel rassicurare, che nessuno può sospettare il suo turbolento mondo interiore. Buffo e tenero uomo in crisi, Lupo vive la realtà quotidiana del suo palazzo popolare: l’amministratore che lo trascina alle insopportabili riunioni di condominio, l’amico meccanico che vuol farlo fidanzare a tutti i costi con quella “coatta” di sua sorella, lo sconosciuto che Lupo spia continuamente, credendo sia un pittore che odia. Senza contare le donne. Dalla ex di quattro anni prima che lo tratta come fosse ancora la sua fidanzata, alla giovane suora che Lupo, maniaco per bene, corteggia usando come pretesto per abbordarla i suoi finti dubbi “teologici”.
Ufficio stampa Arezzo Passioni Festival